Formazione Professionale - l'Ars approva la riforma: laurea per i docenti e un nuovo registro
L'Ars ha approvato il ddl di riforma della formazione professionale, che diventa così legge. Il testo è passato con 35 voti favorevoli, 16 astenuti e zero contrari. «Ringrazio l’aula e la commissione per il clima di grande collaborazione con il quale siamo arrivati alla redazione ed all’approvazione di una riforma importante ed attesa», ha detto l’assessore all’Istruzione ed alla Formazione Roberto Lagalla subito dopo il voto a Sala d’Ercole.
Una delle novità più importanti introdotte con la riforma riguarda i docenti, che dovranno essere laureati o in caso contrario dovranno avere maturato cinque anni di esperienza professionale nel settore di pertinenza, oltre ad essere in possesso di diploma.
Verrà istituito anche un Registro dei formatori e del personale della formazione professionale, che consentirà di mappare e monitorare agevolmente il sistema degli operatori. Questo permetterà ai soggetti inseriti nell’attuale elenco di transitare di diritto in questo nuovo registro e dal 1 gennaio 2026 saranno iscritti nello stesso registro tutti i soggetti ancora presenti nell’Albo.
Novità anche per gli iscritti all'Albo della formazione professionale ai quali, sebbene questo sia da considerasi ad esaurimento, per altri cinque anni si applicheranno le tutele già in vigore, mantenendo quindi la priorità in fase di assunzione. Gli operatori dovranno però confermare la loro iscrizione all’Albo, secondo procedure di evidenza pubblica, e il mancato riscontro sarà considerato come rinuncia. Il dipartimento regionale della Formazione, entro 120 giorni dall'approvazione della legge, avvierà una procedura ad evidenza pubblica.
Per restare iscritti sarà obbligatorio partecipare ai corsi di aggiornamento.
Modifiche anche in seno all'assessorato regionale. I dipartimenti Istruzione e Formazione professionale saranno scissi e distinti per competenze. Il primo si occuperà esclusivamente di istruzione pubblica e università. Il secondo della Formazione professionale, appunto.
Fra le novità, l’istituzione del Comitato delle politiche regionali per la formazione professionale che avrà il compito di fornire proposte in merito alle politiche formative regionali. Sarà presieduto dall’assessore regionale alla formazione e ne faranno parte i dirigenti dell’amministrazione competente, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e delle associazioni dei datori di lavoro. Saranno poi inclusi di diritto anche la Consigliera di parità regionale e il Garante per la tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e per il loro reinserimento professionale.
Per monitorare la funzionalità e la qualità del sistema della formazione, è stabilita dalla legge una valutazione con cadenza triennale, attraverso ad una relazione fornita dall’assessore al ramo che renderà noti i risultati conseguiti, sul piano formativo e occupazionale, dalla misurazione delle performance degli operatori al livello di soddisfazione e di successo raggiunto dagli allievi. Tutti i processi saranno, inoltre, supportati da nuovi sistemi informativi al fine di innovare il sistema e le procedure amministrative, in coerenza con le politiche sulla digitalizzazione adottate dal governo regionale.