La costituzione della FIARCOM Federazione italiana artigiani e commercianti e delle professioni ausiliarie, nasce dalla necessità di porre rimedio alle conseguenze disastrose della globalizzazione cosi come concepita e incoraggiata dalle politiche economiche dell’Unione Europea.
L’affermazione indiscriminata della tutela della concorrenza e del mercato, senza i necessari correttivi per le economie regionali delle aree più fragili, ha infatti provocato la crescita del gigantismo finanziario delle grandi catene commerciali e distributive, con il conseguente assorbimento e drenaggio di immense risorse finanziarie verso le aree ricche, marginalizzando la piccola distribuzione e le economie di produzione locale per il colonialismo illimitato dei colossi che hanno consentito importazione concorrenziale sfrenata dai paesi terzi a danno delle economie locali.
In fondo è la stessa vicenda dell’espansione bancaria liberista degli anni ’90, che assorbiva il sistema bancario locale drenando i risparmi meridionali verso le aree ricche. e della grande finanza.
La missione FIARCOM non vuole essere un ritorno nostalgico al passato, agli anni della pianificazione contingentata delle licenze ma a una nuova fiscalità non predatoria, alla affermazione del ruolo delle economie locali, alla considerazione della necessaria coesistenza del Globale con il Locale, senza cui si prospetta un avvenire incerto anche per lo stesso continente europeo e l’occidente.
E in questo contesto ci sembra di estrema urgenza mettere in campo in queste settimane un contratto nazionale di lavoro compatibile con la diversa produttività delle piccole imprese, verso un profilo di superamento dell’emersione da tempo necessario e in gran parte provocato da un costo del lavoro disegnato nei vigenti ccnl dalla Grande Distribuzione.
La crescente protesta nei diversi stati membri contro il mito di una moneta unica fondata sulla tutela del suo massimo valore, sulla affermazione della lotta al debito pubblico e con le conseguenze disastrose della deriva depressiva in atto e del crollo del potere di acquisto dei salari stipendi e pensioni, vanno considerate un percorso da riorientare rapidamente verso prospettive di crescita della domanda, abbandonando un mito che sta portando al disastro.
La piccola distribuzione svolge un ruolo di assoluta vitalità da salvaguardare e rilanciare, ridimensionando l’espansione illimitata delle grandi catene, e con essa l’economia regionale delle imprese artigiane di produzione, del turismo dei servizi e l’agricoltura, che ne sono il necessario corollario.
Mentre le grandi confederazioni storiche si sono andate appiattendo verso derive politiciste pretendendo di rappresentare un intero comparto pur di conseguire riconoscimenti istituzionali e limitandosi a rivendicare più contenute politiche fiscali, il disastro della struttura produttiva non sembra riguardarle molto, vivendo essere stesse all’ombra delle grandi catene